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IL BIOFEEDBACK E LE CEFALEE

Con il termine “cefalea” si intende una vasta gamma di disturbi diversi, aventi tutti una caratteristica comune: il mal di testa. Si tratta di un fenomeno molto comune, infatti, più del 90% della popolazione riferisce almeno un episodio cefalalgico l’anno.

Questo conduce a importanti limitazioni nella capacità di svolgere occupazioni routinarie, attività lavorative o sociali, e influisce negativamente sul benessere personale e sulla qualità della vita.

I soggetti colpiti modificano il proprio stile di vita fino ad arrivare a menomazioni più o meno ampie delle capacità sociali e lavorative, con difficoltà a partecipare ad attività sociali, ad avere relazioni in famiglia e soddisfazioni nel rapporto di coppia.

Per ottenere dei risultati soddisfacenti, sarebbe opportuno considerare tutte le possibilità terapeutiche a disposizione, soprattutto per prevenirne la cronicizzazione.

Tra queste, il biofeedback (BF) ha fornito prove scientifiche di considerevole efficacia nel trattamento e nella gestione delle cefalee. Attraverso l’esercitazione con training opportuni, si può apprendere l’autoregolazione efficace di alcuni indici fisiologici collegati alle cefalee, come la tensione muscolare, la temperatura cutanea periferica, la frequenza cardiaca, gli indici vasomotori, ecc.

Durante la seduta di training il BF utilizza stimoli visivi e/o acustici collegati con il parametro fisiologico che si desidera autoregolare. Il paziente, in tempo reale, ha la possibilità di monitorare l’andamento dei segnali fisiologici che si attivano al di fuori della sua attenzione consapevole e apprendere la loro autoregolazione, con la possibilità di agire anche sul dolore cefalalgico.

Gli ultimi trenta anni di ricerche hanno potuto confermare la validità scientifica e l’efficacia delle procedure di BF, riscontrando inoltre la stabilità degli effetti positivi anche a lungo termine.

Nel trattamento delle cefalee di tipo prevalentemente tensivo si usa il biofeedback elettromiografico (EMG-BF); nel caso di cefalee prevalentemente vascolare si impiega il biofeedback della temperatura periferica (Th-BF). Tuttavia, nel corso di questi ultimi anni, considerato che un buon numero di cefalee presenta entrambe le tipologie, si tende a usare sia l’EEG-BF che il Th-BF.

Generalmente, questo tipo di sedute prevede una fase di registrazione basale dei livelli di tensione muscolare, o di temperatura periferica, per poi passare a quella con feedback visivo o acustico, in cui si guida il paziente, attraverso gli stimoli stessi, a rimanere sotto la soglia di tensione muscolare o temperatura prefissata. Il segnale, infatti, diminuisce in intensità e frequenza man mano che il paziente apprende a rimanere sotto tale soglia. Nella fase finale, il soggetto si eserciterà a rimanere entro la soglia funzionale senza l’aiuto della strumentazione, al fine di rendersene indipendente.

I pazienti cui è consigliato questo tipo di approccio per la gestione del dolore e l’incremento del benessere sono quelli che preferiscono un approccio non-farmacologico, che hanno subìto effetti collaterali o sono intolleranti ai farmaci, che presentano una scarsa risposta al trattamento farmacologico, alle donne in gravidanza o in allattamento, a chi ha una storia di abuso di farmaci analgesici. Inoltre è molto utile alla presenza di eventi di vita stressanti e/o stati ansiosi, con mancanza di risorse o abilità di fronteggiare da soli gli stress.

Il BF training è quindi una procedura non-invasiva, senza effetti collaterali, col vantaggio non solo di favorire la gestione del dolore delle cefalee primarie, ma anche di promuovere il benessere personale.


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